Ville, parchi e palazzi storici

Percorso tra i palazzi storici di Schio

DURATA
20 minuti
DIFFICOLTÀ
Facile
DISTANZA
1.8 km

Descrizione

Il percorso dei Palazzi cittadini è una piacevole passeggiata urbana e può avere inizio da Palazzo Garbin, ora sede principale del Municipio di Schio. Questo edificio faceva parte di un complesso unico che comprendeva la casa padronale e il lanificio della famiglia Garbin, mentre l'attuale Piazza dello Statuto era un grande giardino.

Attaversiamo la piazza e ci dirigiamo lungo Via Battaglion Val Leogra, in direzione Duomo; appena prima della chiesa principale si gira a destra in Via Cavour, lungo la quale via si trova Palazzo Boschetti, un bel palazzo caratterizzato dall'elegante porta d'ingresso e dalle finestrelle ad ovulo (XVII sec.). Nel timpano è appena visibile lo stemma della famiglia Boldù, mentre nel prospetto verso il giardino interno si vede quello dei Nogarola. L'attuale denominazione deriva dall'ultima famiglia proprietaria che donò la dimora alla Parrocchia di San Pietro.

Saliamo lungo Via Gorzone, chiamata popolarmente stradèla dei morti a ricordo dell'antico cimitero cittadino posto presso San Pietro e giungiamo a Palazzo da Schio posto all'imbocco della pittoresca via Carducci. Le attuali forme neoclassiche sono una trasformazione ottocentesca, progettata da Vittorio Barichella, dell'antica dimora della famiglia Da Schio (la sirena con l'aquila è il blasone della famiglia). L'edificio, il cui corpo centrale è abbellito dalla serie di finestre alternativamente terminate da un timpano triangolare e da un arco ribassato, è delimitato dalle due torrete angolari; su quella di sinistra una lapide ricorda l'impresa aeronautica del Conte Almerico da Schio, che nel 1905 fece decollare il primo dirigibile italiano.

A conclusione di via Carducci, dove si trova il cosiddetto Corobbo, l'antico quadrivium, si affaccia il prospetto principale dell'ex ospedale Baratto e successivamente prigione, attualmente sede della Biblioteca Civica. La facciata del XVII secolo presenta in basso cinque porte e nella fascia centrale spicca una trifora; nel sottotetto si notato alcune caratteristiche finestre qaudrilobate; la biblioteca cittadina merita anche una visita interna, ci si può fermare a leggere un quotidiano o una rivista in emeroteca oppure portare i bambini a vedere la splendida "sezione ragazzi". Proseguiamo diritti verso via Mazzini, l'antica contrada del Sojo, dove troviamo la Casa dei Canarini: sulla facciata colpisce di primo acchito la pentafora del piano nobile e le belle finestre ogivali.

Dietro al palazzo invece si può vedere una scala a chiocciola ruotante attorno ad un asse di pietra rossa; il nome di Casa dei Canarini si riferisce probabilmente a due soldati in divisa rossa e gialla con spada e alabarda che erano raffigurati negli affreschi, purtroppo scomparsi. Tornando indietro in direzione Duomo e oltrepassato lo stesso, si imbocca da Piazzetta Garibaldi la stradina in salita (via Castello) che porta appunto al Castello, uno dei simboli della città, posto sulla spianata di un colle ad antico dominio dell'abitato. Sulla base di recenti ricerche documentali si può attestare al 1412 la demolizione del fortilizio, probabilmente su commissione di Vicenza, a causa delle tendenze filo-imperiali degli scledensi. Della costruzione originaria non rimane oggi che qualche basamento di muratura su cui si riedificò nel XVI sec. la chiesa di S. Maria della Neve oggi sconsacrata e sede del Circolo fotografico cittadino.

Soprattutto nel periodo estivo è un luogo ideale per una pausa relax o per sorseggiare una birra presso il Kiosko presente nell'area. Poco sotto il colle, in direzione ovest si prende il breve tratto di viale di ippocastani che offre una passeggiata tranquilla e ombrosa. Si percorre il viale fino alla chiesetta di San Rocco, e di fronte a questa si trova Villa Rosa Granotto, costruita dalla famiglia Rosa, tra il 1690 e il 1700, come casa colonica; fu ristrutturata dalla famiglia Granotto nei primi anni XVIII sec. L'abitazione fu poi completata da un parco corredato di pregevoli statue di scuola del Marinali. Ed ora prendiamo la pittoresca scalinata, recentemente restaurata, che si trova dietro alla chiesetta di San Rocco e che conduce nella centrale via Pasubio, in un punto in cui ci facciamo sorprendere dalla maestosa Fabbrica Alta, simbolo nazionale di archeologia industriale.

Da qui si percorre via Pasubio in direzione centro e dopo circa 300 metri notiamo sulla sinistra Palazzo Toaldi Capra. Palazzo Toaldi Capra fu sede del Municipio dal secolo XVIII sec. fino al 1913 e, tra le due guerre, della 44^ Legione Volontaria di Sicurezza Nazionale, mentre nel dopo guerra ospitò alcune scuole superiori.

Il 17 Giugno 1512 il Palazzo viene citato come proprietà dei fratelli Da Pozzo, cittadini veneziani. In seguito la proprietà passa agli eredi di Cesare Toaldi e intorno alla metà del '600 ai Capra.

Sulla facciata troviamo, a destra, una lapide che ricorda i morti per l'indipendenza e la libertà e, a sinistra, un busto bronzeo dedicato a Giuseppe Garibaldi. In alto a sinistra il busto in marmo di Carrara di Nicolò Tron, scolpito da Pietro Danieletti nel 1772, testimonia l'importanza che ebbe questo patrizio veneziano per lo sviluppo dell'industria tessile a Schio.

Attualmente il palazzo è sede di esposizioni, conferenze e sede di associazioni cittadine.

Scendiamo ancora un pò verso via Pasini e, raggiunta, giriamo verso destra per raggiungere Palazzo Fogazzaro. Fu costruito come residenza e fabbrica manifatturiera della famiglia Fogazzaro nel 1810 da Carlo Barrera, allievo di B. Scamozzi. Il palazzo è una costruzione neoclassica che ricorda alcuni edifici palladiani. La facciata presenta la classica partizione di spazi, di pieni e vuoti con tre piani di diseguale altezza: basamento in bugnato gentile, al centro si apre l'atrio, cui si accede per una scalinata di otto gradini. Sopra l'atrio s'innalza un loggiato a sei colonne di modulo gigante e in stile corinzio, il tutto coronato da un frontone. Ai lati del cortile davanti alla facciata sorgono le due barchesse, nate per la manifattura, ed ora completamento di spazi per nuove destinazioni d'uso. Questo palazzo, la casa dell'arte cittadina, offre costantemente ai visitatori interessanti mostre tematiche e d'arte.

Concludiamo la nostra passeggiata urbana al termine di via Pasini, dove sul lato destro notiamo Palazzo Maraschin-Rossi costruito nel 1877, su incarico di Francesco Rossi, figlio di Alessandro. L'architetto Antonio Caregaro Negrin restaurò il Palazzo ricercando un'impostazione neoclassica. La facciata risulta di impatto, soprattutto per la presenza dell'alto basamento a bugnato che segna il piano terra e l'ammezzato. I piani superiori sono ritmati da lesene a ordine gigante che racchiudono al piano nobile le finestre alternativamente coronate da timpani triangolari e circolari.

Il Palazzo è ora sede di uffici comunali.

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