Musei e siti d'interesse

Monumento al Tessitore

Piazza Rossi, Schio

Descrizione

L'opera scultorea si innalza ai piedi del Duomo e al centro di Piazza Alessandro Rossi. La statua, realizzata dallo scultore piemontese Giulio Monteverde nel 1879, fu commissionata dall'industriale tessile scledense Alessandro Rossi, il quale desiderava dedicare il monumento alla memoria della nostra concordia, ai suoi operai per i 40 anni passati in mezzo a loro.

Il tessitore tiene in mano una navetta, innovativo strumento per il telaio da tessitura: inventata dall'inglese John Kay nel 1733, la navetta contiene una spoletta di filato che serve a comporre la trama e consente di semplificare il lavoro del tessitore e accrescere la produzione di panni, tanto da essere considerata un simbolo della Rivoluzione industriale.

La statua posa su un piedistallo di granito a base ottagonale e ai piedi si notano tre pezze di tessuto, prodotto del lavoro del tessitore. Su ogni lato della base sono scolpiti dei motti, chiara sintesi del pensiero sociale ed economico di Alessandro Rossi. Egli aveva visto un’opera dello scultore Monteverde presso l’Esposizione Industriale di Parigi nella primavera del 1878 e decise di contattare l’artista; dopo uno scambio di lettere e disegni, che si protrasse per un anno, alla fine autore e committente trovarono l’accordo sulla soluzione concepita.

L’opera venne solennemente inaugurata il 21 settembre 1879: la Città tutta era in festa, decorata di bandiere, tappeti e ghirlande di fiori e con la presenza di numerose delegazioni italiane di lavoratori tessili. Da quel giorno gli operai non mancarono di festeggiare annualmente la ricorrenza con l'istituzione della Festa del Lavoro. La statua era originariamente situata nel crocevia dei viali Pietro Maraschin e Alessandro Rossi, di fronte all’ingresso dell’Ottocentesca area manifatturiera.
Nel 1945, dopo varie traversie, il monumento venne trasferito in Piazza A. Rossi, nel cuore dell’attuale centro storico. Insieme alla Fabbrica Alta, il monumento al Tessitore è diventato un simbolo significativo, tanto da essere confidenzialmente chiamato dai cittadini scledensi l’Omo.

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